“Inferno di Dante”
Ariante rientra in quella categoria, ormai rara, di Artisti che tendono a “rifuggire dall’Arte stessa” per viaggiare verso l’ignoto, verso il nuovo, verso la vera invenzione che si origina dalle “radici del passato”.
In questo “cammino”, a partire dalle “pagine dell’Inferno di Dante”, Ariante utilizza fisicamente “le pagine come tavolozza” e “colora” la Divina Commedia, “materializzando il valore artistico delle parole”.
E’ qui l’invenzione, l’intuizione, “colorare le parole e le illustrazioni”, che solitamente parlano “solo” all’animo, per “costringere l’occhio a trasportare nel cuore” ulteriore linfa e, quindi, arrivare allo spirito.
Arduo è definire la differenza fra “animo” e “spirito”.
Forse prima viene l’animo e poi, più in alto, se si è capaci di sublimare se stessi, si raggiunge la meta finale, e cioè lo spirito.
Ariante prova a parlare allo spirito. Prova, con buoni risultati, a farlo.
Ciò è difficile, anche pericoloso, come l’Inferno di Dante.
Claudio Ricci
Sindaco di Assisi
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